CALCINATE La compagnia teatrale "Àrhat Teatro", con la regia di Pierluigi Castelli e l’interpretazione dell’attore Samuele Farina, ha proposto martedì mattina al centro culturale "San Rocco" di Calcinate l'ultima replica dello spettacolo "Ararat" per gli alunni dell’Istituto comprensivo.
Come lo stesso Castelli ha spiegato agli studenti delle tre classi di quinta elementare di Calcinate e ai loro insegnanti poco prima dell’ingresso dell’attore in scena, Ararat è il nome del monte che, all’epoca di Noè, si pensava fosse la cima più alta della terra; così, quando è avvenuto il Diluvio Universale l’arca di Noè avrebbe dovuto incagliarsi su tale monte, mentre tutto il creato sarebbe stato sommerso.
Il titolo dello spettacolo, che ha come testo di riferimento la traduzione filologia del libro biblico "Genesi/Bereshìt" di Erri De Luca, vuole rispecchiare la volontà di parlare del diluvio come di un fenomeno che, ancora oggi, non sembra essersi placato e apre domande partendo dalla distruzione del popolo eletto.
Il mito, che ha legato il nome del monte al punto dove Noè si è trovato fermo con la sua arca e ha ripreso contatto con il mondo, ha suggerito al regista lo spunto per parlare dei tanti diluvi che sono seguiti al primo, le persecuzioni, ad esempio quella dell’uomo bianco contro gli indiani d’America, raccontata dallo sciamano Pauli, fino alla Shoah, e per chiedersi, insieme agli studenti, se altri ne accadranno ancora.
Per 50 minuti i bambini sono stati concentrati e interessati, con gli occhi fissi sull’attore che si muoveva vicinissimo a loro, all’interno di una struttura che li ha resi essi stessi parte del corpo dello spettacolo.
"La scenografia, sorta dalla collaborazione con due architetti Silvia Osio e Emilio Martinelli – ha spiegato Castelli – rappresenta un cesto allungato, ossia l’arca, il cesto galleggiante privo di comandi. Lo scenografo Bruno Collavo mi ha poi suggerito di completare la mia idea coprendo la struttura con una tela nera antigrandine, per suggerire l'effetto dello scafo incatramato e, devo dire, mi sento soddisfatto del lavoro di squadra che abbiamo condotto. Pensiamo di mantenere lo spettacolo in attivo almeno per altri due anni".
Al termine della performance di Samuele Farina gli studenti sono rimasti seduti nella grande pancia dell’arca e, molto spontaneamente, hanno dialogato con Castelli, facendo domande mirate ed interessate sulla mimica e sulla gestualità dell’attore, sul movimento degli occhi tipico della danza indiana praticata da Samuele insieme all’acrobatica, sui suoni, gli strumenti scenici tipici dei riti tribali e dichiarando le loro sensazioni.
Uno degli alunni ha addirittura riconosciuto le parole della canzone araba di chiusura, essendo la sua lingua originaria, e ciò ha costituito un motivo di reale condivisione con tutti i presenti e di appropriazione del contenuto dello spettacolo nella sua interezza.
La musica è la re-incisione, operata dal compositore Mauro Pagani, di "Sidun" di Fabrizio De Andrè, che presenta l’inserto della parte in arabo insieme a quella in dialetto genovese e parla della strage di bambini nell’ultima battaglia di Sidone avvenuta vent’anni fa, nella guerra del Libano.
Lo spettacolo è rientrato nel ciclo di manifestazioni promosse dall’Istituto comprensivo, con la collaborazione delle Amministrazioni di Calcinate e Palosco, in relazione alla seconda edizione della rassegna "Polifonie di sguardi... per una memoria nei giorni, per non dimenticare".
Gloria Belotti
da L'Eco di Bergamo - articolo integrale