Pierluigi Castelli, regista di Àrhat Teatro, lavora in campo teatrale da oltre trent'anni, nel corso dei quali ha ricevuto importanti riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale.
Gli innumerevoli incontri e i contatti con il Teatro Tascabile di Bergamo e con Eugenio Barba, grande regista del gruppo danese "Odin Teatret", gli hanno consentito di acquisire tecniche e linguaggi teatrali, che oggi possono essere annoverate fra le esperienze più significative della corrente teatrale che va sotto il nome di "Terzo Teatro".
Dal punto di vista metodologico, l'attività di Àrhat è basata su un training laboratoriale quotidiano, dimensione fondamentale di ricerca permanente, su cui poggiano le fondamenta per la realizzazione di ogni spettacolo prodotto.
In questa fase l'attore viene sottoposto a rigorosa disciplina di studio pratico per scoprire, conoscere e sviluppare le potenzialità esteriori, ma anche interiori.
Con il continuo esercizio (acrobatica, studio fisico-vocale-linguistico, tecnica di espressione del corpo e della voce) sotto la guida registica, l'attore diventa in grado di raggiungere la necessaria padronanza attraverso la quale si concretizza la sua necessaria professionalità teatrale.
È
importante capire tutto questo, prima di poter valutare ogni spettacolo rappresentato.
Il teatro di Àrhat è "Teatro-danza", in cui il tradizionale linguaggio verbale (rigido e codificato) non assume carattere prioritario della comunicazione e dell'espressione, ma è il "corpo" tutto che viene vissuto come mezzo di espressione e comunicazione di una realtà interiore creativa e dinamica.
La gestualità, la danza, le variazioni della tonalità vocale, il rapporto movimento-musica, sono la chiave di realizzazione di ogni rappresentazione del Gruppo.
A ciò va aggiunta l'importanza che assumono gli oggetti scenici, che hanno valore di simboli, interagendo con i quali ne scaturisce spesso il senso metaforico dell'azione teatrale.
Altro fondamentale elemento da considerare è lo spazio scenico: in quasi tutti gli spettacoli di Àrhat il pubblico è limitato ad un numero non elevato di spettatori, che prendono posto a stretto contatto con l'azione teatrale, che in questo modo viene fruita e "vissuta" con maggiore concentrazione e miglior coinvolgimento emotivo.
Questo tipo di linguaggio teatrale mira a suscitare nello spettatore reazioni emozionali personali, sensazioni spontanee o piacere estetico, senza la costrizione di dover necessariamente sforzarsi nella comprensione della trama narrativa, che solitamente caratterizza forme teatrali d'altro genere.
Non è sempre facile "leggere" tradizionalmente queste forme espressive di teatro, come del resto non è sempre facile "leggere" correttamente un messaggio scritto, poiché anche per quest'ultimo c'è, talvolta, necessità di esercizio. Il teatro di Arhat è il "teatro dei sogni", in cui non c'è bisogno di ragionamento, ma occorre lasciarsi prendere dal fluire delle emozioni, lasciandosi affascinare dall'azione, dalla musica, dalle frasi, dalle luci (fondamentale l'utilizzo scenico di queste) e da un "concerto" di percezioni.